Terapia energetica e crisi di identità - 28 di 32 - Parliamo di... - Mariano Robino

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Terapia energetica e crisi di identità - 28 di 32

Pubblicato da Mariano Robino in Trattamenti energetici · 21/5/2015 14:36:47

Come ho già accennato i sintomi dello stato d'ansia patologica sono:

  • Cognitivi: difficoltà di concentrazione, a rilassarsi, ad addormentarsi, ad avere un sonno sereno, percezione d'esser nervosi, tendenza all'irritabilità, ad avere un atteggiamento apprensivo, esagerate risposte di allarme, paura di morire, di perdere il controllo, di non riuscire ad affrontare le situazioni.


  • Corporei: sensazione di soffocamento, tachicardia, sudorazione come pure mani fredde e bagnate, bocca asciutta, nausea, diarrea e/o altri disturbi a livello dell'addome, vampate di calore o brividi, sensazione d'avere un nodo alla gola, tremori, vertigini, tensioni muscolari, facilità all'affaticamento, incapacità di stare fermi.


Una certa quota d'ansia e di tensione è funzionale in quanto prepara la persona ad affrontare nel modo migliore prove ritenute difficili, come può essere un esame universitario, una gara, ecc.: quando l'ansia è moderata e di breve durata (tanto quanto basta) è segno di adattamento a situazioni che richiedono risposte adeguate; permette l'aumento di tensione muscolare, attenzione, memoria, concentrazione e altre funzioni psicofisiche finalizzate ad aumentare le possibilità di superare la sfida che ci troviamo ad affrontare: ogni volta che ci sottoponiamo a una prova si scatena una certa quota di insicurezza che va adeguatamente controbilanciata; ma quando quella che è comunemente indicata come "ansia da prestazione" supera un certo livello si può entrare in campo patologico, ove ad esempio basta venire a contatto con un semplice stimolo fobico per scatenare la fobia che porta quella persona ad andare fortemente in ansia e in crisi.

L'attacco di panico, oltre a essere la manifestazione psicopatologica più conosciuta legata all'ansia, è anche la manifestazione d'ansia patologica in cui nel modo più violento si manifestano sensazioni di terrore e angoscia accompagnate da fenomeni corporei in un breve arco di tempo: inizia senza preavviso, inspiegabilmente per l'individuo insorge mentre sta svolgendo attività che nulla hanno d'eccezionale, come a esempio star seduti al ristorante, andar per negozi, guidare l'auto; gli effetti possono essere tali da far pensare d'aver chissà cosa e d'essere sul punto di morire, tuttavia di solito svaniscono in un'ora o anche meno, ma la crisi lascia sempre in un profondo stato di spossatezza.

È un fatto naturale che l'essere umano tenda a evitare le situazioni che mettono ansia, quando però gli eventi superano i confini della normalità questo evitare il problema peggiora la situazione, in quanto è proprio guardando in faccia e affrontando le nostre paure che possiamo tranquillizzarci e vincerle anziché ingigantirle e scappare a nascondersi. La paura è un'"ombra" subdola che continua ad autoalimentarsi e crescere sino al momento in cui non si trova il coraggio di "illuminarla così da vederla per ciò che è", allora si sgonfia e perde vigore sino a non poter più nuocere; per far ciò può essere d'aiuto accogliere l'ansia come un consiglio che a mezzo dei corpi fisico, eterico, emotivo e mentale i "corpi" superiori danno per avvertirci che è arrivato il momento di liberarci delle pastoie che per tanto tempo hanno limitato i nostri movimenti, riprendere fiducia in noi stessi e nella Vita e andare oltre quella difettosa figura di perfezione che imperterriti ogni giorno ci siamo sforzati d'essere: vivere comprende il far fronte alle necessità materiali, ma va oltre e permette maturazione e crescita in consapevolezza, il che non vuol dire rinnegare ciò che si è fatto, bensì rifiutare che l'attuale sia il traguardo definitivo e così sbloccarsi e avanzando raggiungere un ben-essere sempre più completo.

Con le dovute prudenza e saggezza è bene mettere in conto l'importanza di compiere uno sforzo per non arretrare con timore di fronte alla possibilità di avere nuove esperienze e così trarre giovamento da risorse di cui siamo dotati e di cui spesso ignoriamo l'esistenza: ciò amplia il nostro orizzonte conoscitivo, porta maggiore armonia e rende la vita più completa, anche soddisfacendo nel limite del giusto quei profondi bisogni e desideri spesso eccessivamente trascurati, quando non considerati addirittura inaccettabili perché non in linea con quel difettoso modello di perfezione inseguito.

Obiettivo d'ogni serio intervento terapeutico è portare il singolo individuo, che con un preciso atto di volontà vuol capire qualcosa in più di quanto gli sta accadendo, a vedere il proprio "fantasma", giacché conoscendolo potrà affrontare la necessaria ristrutturazione della propria personalità. Per giungere a ciò si fa il possibile per rendere la persona realmente cosciente di emozioni, relazioni, pensieri e conflitti che stanno a monte e causano il disagio vissuto da costui/ei: la cosa più normale è sentirsi vittime; più difficile è prendere coscienza di quella parte di propria colpa che ha causato i comportamenti altrui.

Occorre tener presente che per ottenere un effettivo cambiamento di se stessi è necessario lavorare in modo da ottenerlo come "retroazione" d'un mutamento del nostro modo di porci di fronte alla vita; operando in questo modo nell'esistenza di tutti i giorni si rende possibile pure l'avvento d'un cambiamento nell'agire degli altri nei nostri confronti, ma il giornaliero impegno va corroborato dalla forza di calma e pazienza; la fretta può solo rovinare tutto: tali cambiamenti avvengono solo come reazione a un determinato nostro nuovo modo di comportarci, che va recepito e visto come fatto non momentaneo . . . ci vuol tempo prima che altri riescano a credere all'avvento d'un tal cambiamento, dopodiché i buoni frutti non mancheranno.

Legandomi al precedente articolo sulla crisi di coppia porto come esempio un fatto su cui spesso si scherza, ma che può spiegare meglio il concetto: una moglie si lamenta perché il marito in casa non fa mai nulla, mentre tocca sempre a lei mettere in ordine, far pulizia, cucinare, lavare, stirare, ecc.; nulla di male se a un certo momento sbottasse urlando "In questa casa devo sempre fare tutto io, tu non fai mai nulla!", ma se dopo continuasse a sobbarcarsi imperterrita il tutto la cosa sarebbe sterile. Una possibile soluzione per far cambiare atteggiamento al marito sarebbe quella di far seguire allo sfogo un cambiamento di se stessa, tentando esplicitamente d'invogliare il consorte dandogli fiducia, affidandogli delle responsabilità e, ricordandosi che è un "apprendista", facendolo poi sentire utile valorizzando quel che fa, senza eccedere nelle critiche per l'imperizia dimostrata: chiedere aiuto anziché pretenderlo porta l'altro a essere ben disposto, inoltre anche un giusto ringraziamento è importante . . . l'irrigidimento aiuta a proiettare sugli altri le nostre caratteristiche negative e può facilmente produrre rotture a volte anche insanabili, mentre la "duttilità" può rendere saldo comodo e fruttuoso anche ciò che in "prima battuta" poteva essere debole e tendere alla frammentazione: è questo che intendo dicendo che il cambiamento avviene in relazione agli effetti retroagenti = a seguito di un altro cambiamento. In un senso più profondo ciò si collega pure alle leggi del Karman e del Dharma, citate nella terza uscita.

Cordiali saluti.
Robino Mariano


© Robino Mariano



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