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Terapia energetica e crisi di identità - 27 di 32

Pubblicato da Mariano Robino in Trattamenti energetici · 30/4/2015 11:08:50

Chiaramente non è possibile risolvere i problemi psicofisici che vengono causati da difficoltà di carattere economico (punto cruciale in questa società), ritmi giornalieri "infernali", preoccupazioni varie, ecc., solo accettandoli/subendoli in quanto consci di non potervisi opporre: questo può anzi favorire lo sviluppo dello stress psicofisico con danni al benessere emotivo, alla serenità mentale e non ultimo al corpo, determinando dolori muscolari e articolari, problemi di digestione, sovrappeso, compromissione del sonno, indebolimento del sistema immunitario, ecc.; buone contromisure per scaricare stress e tensione accumulati durante il giorno sono l'esercizio fisico, la danza, ecc., ma da soli sovente non bastano, soprattutto perché va considerata anche l'azione "nascosta" che questi problemi esercitano durante il sonno, quando s'è maggiormente indifesi dagli influssi di questa intrusione distruttiva a vari livelli. Solo comprendendo l'importanza d'essere semplicemente se stessi, senza più rifiutare i propri limiti e imperfezioni, quasi fossero una disonorante infamia, bensì accettandoli come "strumenti idonei alla crescita in consapevoli capacità e valore", per gradi si può rinunciare alla strenua e spesso impossibile difesa degli equilibri che si credevano consolidati e che, pur se sterili a livello "Vitale", davano un superficiale senso di sicurezza, così da privare stress e tensione della loro forza e al tempo stesso rendersi inaspettatamente conto che giorno dopo giorno la qualità della propria vita cambia in modo radicale e diventa più soddisfacente: assurdo secondo regole e logica imperanti in questa società, di fatto però, conformandosi a questo nuovo modo di esistere ci si trova a vivere meglio anche se nulla è apparentemente cambiato = vivere nel mondo, ma non permettere al mondo di vivere dentro di noi!

Vivere secondo le regole di questa società "malata" e succube del denaro porta a usare e sprecare notevoli energie; ma ciò che è peggio, in modo acritico e spersonalizzante: questa cultura ha posto lo status sociale in cima alla "scala" e l'idea di "dover apparire agli occhi degli altri" obbliga da subito a indossare una "maschera sociale" e contemporaneamente riduce sempre più sia la capacità di dare il giusto peso ai bisogni interiori, che di arricchirsi di quei valori che poco contano in questa cultura, benché siano linfa vitale.

Non si può essere "tuttologi" come il Pico De Paperis di Walt Disney; e pure la convinzione che limitarsi a coltivare un solo grande interesse e diventare eccezionali professionisti in quel campo sia una delle più grandi possibilità di realizzarsi nella vita è un'illusione: concentrarvi tutto l'impegno e le energie magari (potrebbe non bastare ed esser necessario un intervento d'altri che non riterranno valga la pena esporsi per noi) potrà farci giungere a quel traguardo fors'anche prestigioso e degno di rilievo, ma ciò ostacolerà ogni altra possibilità di crescere: maggiore sarà la specializzazione in un campo, minore sarà di conseguenza la porzione di realtà che riusciremo a considerare e conoscere; di conseguenza impegnarsi in un'unica direzione, sfruttando così solo una minima parte delle risorse di cui siam dotati, comporta una drastica limitazione dell'orizzonte conoscibile. Non è affatto detto che ciò sia un male, ma occorre essere coscienti anche di ciò cui si rinuncia nel momento in cui si decide, ond'evitare tanto di divenir preda di insidiosi rimpianti e avvilimento nei momenti di crisi che nella vita s'incontreranno, come di ritenersi in diritto di zittire e non ascoltare quanti, privi di pari titoli, si permettono di contraddirci facendoci notare particolari al di fuori di ciò che andiamo studiando e investigando e ai quali proprio per questo non siamo in grado di dare giusta valutazione: a volte il "semplice" che ha allargato lo sguardo su quanta più realtà ha potuto, ha scorto verità per lo più sconosciute a chi ha ristretto l'ampiezza dello "spicchio di realtà" presa in considerazione.

Ho già detto come l'ansia generata da un meccanismo psicologico possa rappresentare un richiamo alla nostra attenzione, un campanello d'allarme che ci mette sul "chi vive" in situazioni di pericolo anticipandone così la possibile percezione, tanto da svolgere un'importante funzione protettiva in quanto anticipa l'avvento delle necessarie reazioni fisiologiche del corpo per prepararsi all'azione di fronte al pericolo; tuttavia quando l'attivazione dell'ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alla realtà delle situazioni, diventa un disturbo e a seconda dei casi può presentarsi sotto due forme:

  • la persona è consapevole che la risposta ansiosa è esagerata e disfunzionale rispetto agli stimoli che l'hanno indotta; lo stato ansioso disturba il paziente in modo costante durante tutto l'arco della giornata e si dimostra ingestibile col ragionamento, benché l'individuo sia cosciente dell'esagerazione di questa reazione.


  • Lo stato ansioso compare senza che si sia a conoscenza d'un possibile stimolo scatenante; si presenta in modo acuto ed è caratterizzato da sensazione di soffocamento, sbandamento, paura di morire, perdere il controllo, attacchi di panico: fenomeni generalmente ricorrenti e di breve durata, ma a causa di quest'imprevedibilità nel presentarsi possono condizionare in modo drammatico la vita di chi ne è preda.


È chiaro che a livello psicologico il problema da affrontare non è l'ansia, sintomo d'un malessere più profondo, bensì quel malessere che ne è la causa scatenante. Quando ciò accade è chiaro che chi ne è preda di fatto non ha armonia nella sua vita e probabilmente non ha affrontato correttamente i suoi bisogni e desideri profondi.

Molte persone ansiose di fatto soffrono in modo assai acuto per la differenza che sentono esserci tra il tipo di esistenza che hanno seguito, che spesso non sopportano più e che le ha portate a diventare quello che sono, e quanto intimamente vorrebbero essere e vivere. L'ansia cronica può risultare dal lento e costante lavoro con cui s'è "zittito quanto avevamo dentro e ignorato e non affrontato i veri bisogni profondi" per cercar con ogni mezzo di conformarci a un modello di adeguatezza/perfezione che ci siamo imposti o lasciati imporre: come ho già detto, l'essere umano già nel grembo materno riceve i primi condizionamenti e subisce i primi traumi e così continua dopo la nascita; rimanendo questi nella sua memoria possono produrre effetti nella sua vita futura; di conseguenza non di rado molte delle convinzioni che crediamo nostre altro non sono che convinzioni d'altri che noi abbiamo assimilato/accettato, cosicché sotto un certo punto di vista siamo vittime d'altri, che a loro volta son stati vittime, ecc..

Giungere alla consapevolezza di trovarsi in una situazione d'ansia patologica è il primo passo utile per poterla affrontare: cercare un buon terapeuta cui affidarsi per uscirne è un atto di coraggio che richiede l'ammissione dell'esistenza d'un problema, di una causa profonda ancorché sconosciuta e la volontà di cercare un nuovo modo di vivere.

Alla prossima uscita.

Cordiali saluti.
Robino Mariano

© Robino Mariano



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